lunedì 24 dicembre 2012

Oggi occorre sempre più "conmoltiplicare"!


Nei discorsi quotidiani il termine "condividere" è largamente presente, spesso utilizzato per coprire la sempre crescente ipocrisia circolante: più sento di avere il terreno fragile sotto i piedi, più racconto falsità!
Oltretutto condividere significa dividersi o distribuire  fra le parti una quota fissa di risorse: quello che uno vince, l’altro perde. In altro modo, anziché dividersi una quota fissa, si potrebbe cercare un accordo integrativo che soddisfi il più possibile le parti, con un processo negoziale visto come creatore di risorse; l’accordo è ricercato ristrutturando le utilità dei negoziatori: si creano nuove prospettive e nuove opzioni, si collocano sul piatto nuovi obiettivi, ampliando così l’orizzonte e il campo di riferimento complessivo; per favorire tutto ciò occorre abbandonare il terreno dell’immediatezza per ragionare almeno a medio termine
In Andare oltre ho coniato il termine "conmoltiplicare" non solo per riferirmi a quest'ultima prospettiva, ma anche per segnalare come la conoscenza di se stessi sia una sorta di "tavolo negoziale" in cui le varie parti dibattono dentro di noi così come avverrebbe in una trattativa reale.  Abbiamo il diritto e il dovere di far parlare e di prestare ascolto ad ogni nostra componente e di farle dialogare essendone coscientemente il coordinatore.  Occorre venire a patti con le proprie parti! Non conviene interrompere il dialogo interno così come quello esterno a noi. Vuole dire rischiare nella molteplicità e nella pluralità, dilatarci internamente ed esternamente, per cui più conosco gli altri, più conosco parti di me, più conosco e modifico l’interno e l’esterno. E' come essere dei "corsari" che compiono scorribande alla scoperta di isole rappresentate dalle nostre componenti senza restarci definitivamente: il corsaro non si fissa stabilmente in nessuna isola!