martedì 20 ottobre 2009

UN ANNO FA CI LASCIAVA L'ARTISTA FRANCESCO PAULA PALUMBO

Il 22 0ttobre 2008 ci lasciava mio padre, l'artista Francesco Paula Palumbo.
A distanza di un anno, ora più che mai, è valido ciò che abbiamo scritto in sintesi su di lui:
Grande Marinaio, Artista Esemplare, Maestro di Vita.
Claudio Palumbo

venerdì 22 maggio 2009

Grande successo della mostra di Francesco Paula Palumbo a Rivarolo Canavese (To)!



(di Marco Bove).
Una mostra eccezionale quella che si sta tenendo a Rivarolo Canavese. Un pittore, a me sconosciuto fino a poco tempo fa, ha rapito la mia immaginazione con paesaggi innevati fiabeschi, ma in realtà reali poichè del Canavese... In essi si coglie infatti purezza e profondità di segno quasi che la figura, prima di prendere corpo sulla tela, fosse stata filtrata dalla mente in modo scultoreo o addirittura da essa pre-disegnata.Tuttavia l’investigazione, con occhio sempre attento alla natura, ha portato l'autore a prediligere il paesaggio sviluppando, nella stesura dello stesso, un cromatismo ora acceso ora più delicato, riuscendo così a cogliere, specialmente in alcune opere, a mio avviso, aspetti della spazialità fontanesiana e caratteristiche del colorismo naturalistico davoliano.Questo attaccamento quasi “simbiotico” agli elementi concreti del paesaggio, agli aspetti fenomenici della natura, intesi non come un “ do ut des”, ma come investigazione disinteressata e poetica del mondo che lo circondava, gli ha permesso di riflettere a fondo sulla rappresentazione della realtà, trasformandola spesso in limpide cromie e corpose luminosità che, quantunque mai sradicate dal reale, gli hanno permesso una reinterpretazione del paesaggio.Tramite essa è pertanto possibile intravvedere un superamento dei dati puramente naturalistici in una più ampia operazione mentale di decantazione del dato naturalistico stesso che, attraverso questa “catarsi”, assurge ad una visione trasfigurata che permette di cogliere con una immediatezza ancora più folgorante l’armonicità delle forme, dei suoni e dei colori dei paesaggi dipinti.La sua tavolozza sempre viva, convincente, imprime alle tele una personalità inconfondibile.Da esse infatti traspare un messaggio artistico e umano che sfocia nel poetico che incanta.L’equilibrio delle luci e dei toni sono il tramite per portarci a cogliere e capire nel modo più immediato il linguaggio semplice, ma universale di una realtà fenomenica che da ancestrale può rivivere, riveduta e corretta dall’artista.

NOTA: Nella foto, l'articolo del giornale "Il Canavese" e alcuni quadri dell'autore alla presenza (da sinistra a destra) del Presidente del Consiglio Comunale di Rivarolo Canavese, del Prof. Claudio Palumbo, del Sindaco e dell'Assessore alla Cultura.

venerdì 1 maggio 2009

Il ritorno di Francesco Paula Palumbo

L'artista Francesco Paula Palumbo, mio padre (recentemente scomparso), torna in Canavese per una personale di pittura presso il Comune di Rivarolo (Piazza Litisetto). L’esposizione è proposta per ricordare la frequente presenza dell’artista nel Canavese, dal 1975 all’inizio degli anni 80, con mostre personali, collettive e partecipazione a concorsi d’arte, come si può ricavare dai giornali locali dell’epoca: “Cronache Canavesane”, “Il Risveglio”, “Il Corriere di Ciriè”, “Il Trentagiorni”. Tracce di questa assidua presenza si ritrovano in alcune sue opere che riproducono liberamente scorci del paesaggio canavesano. La mostra s'intitola appunto:“Il Canavese di Francesco Paula Palumbo”.Inaugurazione ore 16.00 del 9 maggio (chiusura ore 19.00); successiva apertura al pubblico durante i seguenti giorni: 10-16-17-23-24 maggio 2009, orario: 11-13/15-19.

martedì 14 aprile 2009

PER UNA PSICOLOGIA DEL LAVORO E DELL'ORGANIZZAZIONE FUTURISTA

Ricordo che in uno degli ultimi convegni della Sezione Nazionale di Psicologia del Lavoro e dell'Organizzazione(Gorizia, marzo 2001), alla fine della cena ufficiale, un noto professore, osservando le circa 100 persone presenti, proferì: "Ecco, è tutta qui la Psicologia del Lavoro e dell'Organizzazione Italiana!". Devo dire che già allora quell'affermazione mi sembrò un po' triste e limitativa, anche perché la maggioranza dei presenti era: a) gente piuttosto attempata; b) gente che aveva fatto carriera in università a "botte di raccomandazioni...per non dire altro..."; c) giovinette e giovinetti, al seguito dei vari "baroni e baronetti" di turno, piuttosto smaniosi di mettersi in evidenza, ma decisamente arroganti, mediocri, poveri di idee, e quelle poche, alquanto limitate nella loro presunta "iperspecializzazione settoriale"; d) gente che in larga parte non aveva mai visto un'organizzazione del lavoro, non aveva mai lavorato e non sapeva cosa voleva dire "sporcarsi le mani" (e per uno che vuole interessarsi di queste materie, appare quasi paradossale).
Nel 2005, fui invitato ad un analogo convegno a Cagliari. Questa volta era luglio. A me non sembrò vero di poter "dribblare" bellamente gran parte del Convegno per andarmene alla Spiaggia del Poetto. Quando il secondo giorno toccò a me intervenire, avevo ancora la sabbia nelle scarpe..Fu un intervento a braccio alla mia maniera...Qualcuno dei soliti "vecchiardi" mi guardò male; ma la gran parte degli studenti presenti, prima intimoriti dal clima retorico e paludato, mi fermò fuori dall'Università per dirmi: "Professore, perché l'anno prossimo non si trasferisce da noi?".
Non si creda che negli altri sottosettori della Psicologia Italiana sia molto diverso. Inoltre, noi della Psicologia del Lavoro e dell'Organizzazione siamo in Italia una "mezza Cenerentola". Eppure trattiamo porprio di "lavoro e organizzazione", ovvero questioni della massima importanza per una società cosidetta "civile". Aggiungo che, rispetto a qualche decennio fa, quando iniziai a lavorare, credo che si sia alquanto attenuato il "valore del lavoro". E qui molti hanno responsabilità: politici e universitari tra i primi. Ora tocca a noi (io e molti giovani studenti e/o lavoratori). Abbiamo la possibilità di calzare "la scarpetta magica" e di rendere la materia patrimonio di tanti, non solo di quei 100 "disperati" presenti in quel Convegno del 2001! Una PSICOLOGIA DEL LAVORO E DELL'ORGANIZZAZIONE FUTURISTA è nelle nostre mani! Cogliamo l'opportunità! Del resto anche Marinetti, per il suo Manifesto Futurista, era transitato da Torino, in Via Vanchiglia 2, alla nota "Taverna del Santo Palato". In effetti, io abito a Torino ... non lontano da Via Vanchiglia ... e vicino a me, in Via Saorgio, c'è proprio una "Trattoria del Santo Palato"... Coraggio... ANDARE OLTRE!!!
Claudio Palumbo.