martedì 14 aprile 2009

PER UNA PSICOLOGIA DEL LAVORO E DELL'ORGANIZZAZIONE FUTURISTA

Ricordo che in uno degli ultimi convegni della Sezione Nazionale di Psicologia del Lavoro e dell'Organizzazione(Gorizia, marzo 2001), alla fine della cena ufficiale, un noto professore, osservando le circa 100 persone presenti, proferì: "Ecco, è tutta qui la Psicologia del Lavoro e dell'Organizzazione Italiana!". Devo dire che già allora quell'affermazione mi sembrò un po' triste e limitativa, anche perché la maggioranza dei presenti era: a) gente piuttosto attempata; b) gente che aveva fatto carriera in università a "botte di raccomandazioni...per non dire altro..."; c) giovinette e giovinetti, al seguito dei vari "baroni e baronetti" di turno, piuttosto smaniosi di mettersi in evidenza, ma decisamente arroganti, mediocri, poveri di idee, e quelle poche, alquanto limitate nella loro presunta "iperspecializzazione settoriale"; d) gente che in larga parte non aveva mai visto un'organizzazione del lavoro, non aveva mai lavorato e non sapeva cosa voleva dire "sporcarsi le mani" (e per uno che vuole interessarsi di queste materie, appare quasi paradossale).
Nel 2005, fui invitato ad un analogo convegno a Cagliari. Questa volta era luglio. A me non sembrò vero di poter "dribblare" bellamente gran parte del Convegno per andarmene alla Spiaggia del Poetto. Quando il secondo giorno toccò a me intervenire, avevo ancora la sabbia nelle scarpe..Fu un intervento a braccio alla mia maniera...Qualcuno dei soliti "vecchiardi" mi guardò male; ma la gran parte degli studenti presenti, prima intimoriti dal clima retorico e paludato, mi fermò fuori dall'Università per dirmi: "Professore, perché l'anno prossimo non si trasferisce da noi?".
Non si creda che negli altri sottosettori della Psicologia Italiana sia molto diverso. Inoltre, noi della Psicologia del Lavoro e dell'Organizzazione siamo in Italia una "mezza Cenerentola". Eppure trattiamo porprio di "lavoro e organizzazione", ovvero questioni della massima importanza per una società cosidetta "civile". Aggiungo che, rispetto a qualche decennio fa, quando iniziai a lavorare, credo che si sia alquanto attenuato il "valore del lavoro". E qui molti hanno responsabilità: politici e universitari tra i primi. Ora tocca a noi (io e molti giovani studenti e/o lavoratori). Abbiamo la possibilità di calzare "la scarpetta magica" e di rendere la materia patrimonio di tanti, non solo di quei 100 "disperati" presenti in quel Convegno del 2001! Una PSICOLOGIA DEL LAVORO E DELL'ORGANIZZAZIONE FUTURISTA è nelle nostre mani! Cogliamo l'opportunità! Del resto anche Marinetti, per il suo Manifesto Futurista, era transitato da Torino, in Via Vanchiglia 2, alla nota "Taverna del Santo Palato". In effetti, io abito a Torino ... non lontano da Via Vanchiglia ... e vicino a me, in Via Saorgio, c'è proprio una "Trattoria del Santo Palato"... Coraggio... ANDARE OLTRE!!!
Claudio Palumbo.